Ennesimo ricorso agli ammortizzatori sociali. Sindacati: addetti e collettività pagano il prezzo delle inefficienze aziendali, mentre l'Opera universitaria latita.

 

  COMUNICATO STAMPA UNITARIO

 

Mense universitarie, l'azienda gioca con il reddito dei lavoratori

Ennesimo ricorso agli ammortizzatori sociali. Sindacati: addetti e collettività pagano il prezzo delle inefficienze aziendali, mentre l'Opera universitaria latita

 

E' ancora ricorso agli ammortizzatori sociali per i 53 lavoratori delle cinque mense e dei tre bar dell'Opera universitaria, gestite dalla Sma Ristorazione Srl. Nelle scorse settimane Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno sottoscritto, al solo scopo di tutelare i lavoratori e il loro reddito, il secondo accordo per l'ottenimento dell'assegno di solidarietà che servirà a coprire le ore di sospensione lavorativa, necessarie per sopperire all'esubero di ore contrattuali.

Una firma arrivata dopo una trattativa lunga e faticosa e che i sindacati hanno voluto vincolare ad un accordo su anticipazione ferie, permessi e banca ore per garantire maggiori tutele ai lavoratori. “Abbiamo firmato e messo tutti i paletti possibili per garantire il reddito dei dipendenti e il loro posto di lavoro – ammettono Francesca Delai della Filcams, Fabio Bertolissi della Fisascat Cisl e Dino D'Onofrio della Uiltucs -. Purtroppo abbiamo di fronte una realtà poco seria, che usa gli ammortizzatori sociali per coprire le proprie inefficienze gestionali e organizzative, facendo pesare tutto sulle spalle dei lavoratori e della collettività”.

La Sma ristorazione, infatti, ha denunciato un cronico esubero di ore contrattuali per attivare procedure di mobilità, minacciando anche licenziamenti. Esubero di ore che i sindacati non contestano nella sostanza. “L'esubero di ore contrattuali non è legato alla consistenza dell'organico in forza, ma è prodotto principalmente – secondo Delai, Bertolissi e D'Onofrio – dalle modalità di fruizione del servizio che sono cambiate nel corso degli anni: i calendari delle lezioni e delle sessioni d'esame sono oggi concentrati solamente in alcuni periodi dell'anno e questo condiziona in modo devastante il servizio delle mensa e dei bar, obbligando ad un servizio ridotto, o addirittura alla chiusura di alcuni impianti per alcuni mesi all'anno. A ciò si aggiunge che sono cresciute le proposte alternative, che suscitano l'interesse degli studenti”.

Questo non giustifica, però, l'atteggiamento della Sma Ristorazione, che in questo modo scarica sui propri dipendenti il rischio d'impresa. “Invece che riorganizzarsi, proporre nuove soluzioni, preferiscono attingere agli ammortizzatori sociali, dunque alle risorse della collettività – dicono i sindacalisti -. E come se questo non fosse abbastanza, infierisce sulle retribuzione dei propri dipendenti non attuando correttamente le procedure concordate e rallentando, fino allo strenuo, la percezione degli ammortizzatori sociali da parte dei lavoratori, ritardando inopinatamente l’invio dei documenti necessari all’Inps”.

Sullo sfondo l'inerzia e la rigidità dell'Opera universitaria.

“Abbiamo più volte denunciato questa situazione all'Opera Universitaria. L'Opera impone che le mense e i bar universitari debbano restare aperti tutto l'anno per offrire così un servizio continuo e di qualità, ma non si preoccupa di controllare che questa offerta si attui garantendo l'occupazione e la retribuzione ai lavoratori.

Ad oggi non abbiamo ottenuto nessuna risposta”. Anzi. “Dobbiamo invece constatare che l'Opera Universitaria corre in soccorso alle esigenze della società appaltatrice con un’ulteriore forma di sostegno denominata “pasto lesto”, investendo addizionali denari, sostenendone i maggior costi rispetto al valore dell’appalto. Il tutto senza preoccuparsi di vincolare questi ulteriori investimenti al rispetto dei diritti dei lavoratori, a cominciare da quello alla retribuzione.

E' paradossale che in una grande e pluripremiata università come l'Ateneo di Trento possano esistere queste storture occupazionali”, concludono i tre sindacalisti.

 

 

 

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